giovedì 18 giugno 2015

Parsifal dei Pooh


    I Pooh vecchia maniera... Secondo la mia opinione, il miglior periodo fino a tutto il 1976, in cui non incidevano solo canzoni di facile presa, ma anche pezzi tipo questa "Parsifal" o "Il Tempo, una Donna, la Città", ove il testo, volutamente criptico e poco logico, descrive con maestria le note di un sogno... Per non dimenticare, poi, FANTASTIC FLY e l'oscuro pendolo agganciato al soffitto che incomincia ad oscillare, scandendo le colpe commesse da antenati lontani, in uno sceneggiato televisivo, trasmesso alla TV proprio alla fine degli anni '70.

mercoledì 17 giugno 2015

Io: da bambina....

    Da bambina chiesi a mio padre: "Ma come mai le stelle quando cadono poi non arrivano mai sulla terra?" E, ricordo che mi rispose... una cosa tanto ingarbugliata, quanto fantasiosa che suonava più o meno così: "Perché quei puntini luminosi sono troppo belli da guardare e sono timidi, così si vanno a nascondere in un luogo segreto. Un giorno però li troveremo, ci sdraieremo su di loro e guarderemo (finalmente) il mondo per intero". Ma... dopo poco, qualcosa non mi convinse... e... gli risposi: "Ah! pensavo fossero fatte di energia e che ad un certo punto si stancassero... di luccicare".
    Mio padre. Si ammutolì, senza più tentare un accenno di risposta, né uno sguardo più lungo di un incrocio. Ed è probabile che pensò... che non si può più essere romantici neppure con i bambini di sei anni. Ma l'infanzia mi ha fatto perdere l'incanto... Insieme alla magia, all'inspiegabile, alla favola... Che il romanticismo sia possibile quando si ignora o per Chi ignora?

NON chiedo aiuto. Si sa....

    Solo in questo modo sono maturata… con l'intima convinzione di non aver bisogno di nessuno. Non solo un pensiero razionale, ma l'inconscio convincimento che mi spinge, da sempre, a non voler mai chiedere aiuto... a non sentirne il bisogno. Unitamente all'orgoglioso archetipo di riuscire sempre a farcela con le mie stesse gambe... E ce l'ho sempre fatta da sola. Non ho mai chiesto aiuto neppure nel più burrascoso dei temporali, che si abbatte, sovente, su di me -come un masso ...trascinato nella caduta- ho corso fino al riparo più vicino e poi... ho corso ancora. Stanca... ma sola, forte e tenace. Questo mio atteggiamento, mi trascina, azione dopo azione, sulle montagne russe del desiderio spasmodico, dell’ansia di essere amata quando: so di amare… Ovvero, quando sento il suo arrivo, connesso da tutto il suo enorme amore, che è capace pure di insegnarmi la bellezza di condividere il male, la meraviglia di un pianto, quando so di avere qualcuno che mi sostiene la testa, traboccante di pensieri... l'enormità di aprirmi... e fidarmi sul serio, la gigantesca forza che dimostro nell'essere fragile, di tanto in tanto. All'opposto della medaglia, la voglia ancestrale di prestare attenzione ad altri… non mi è mai pesato. Anzi... lo trovavo qualcosa di spontaneo, normale, facile persino, appagante. Chiedere aiuto no. Mi costava e, mi costa tanto. Finché mi sono guardata "dentro"… e tutto questo amore, che neanche ho saputo inizialmente accettare, troppo, mi ha chiarito che, no... non sono fatta per ricevere tanto… Il pensiero mi fa sentire quasi in debito. Poiché al mondo c'è una miriade di persone che sono incapaci a dare... e poi ci sono quelli come me, che sanno dare, ma non sanno ricevere. Non ne sono proprio abituati.

Io... alla domanda: "Come stai"?

    Momenti improvvisi, automatici, ripetuti o stereotipati. I cosiddetti: "Stati d'animo" 




        Io... alla domanda: "Come stai"? Mi arrabbio. L'energia del mio corpo aumenta e si accentua... ed è più forte di me. In special modo, se a pormi questa domanda "bastarda", sono persone... a me parecchio vicine. E.. Come sto? Non si nota qualcosa di insolito in me? Occorre proprio "esprimerlo", a parole... Come sto? Nessuno è in grado di rendersene conto, da solo, di come mi sento io? Depressa. Impaurita. Stressata. Esaurita. Con... i nervi a fior di pelle... e le emozioni che... escono come fiumi in piena, attraverso i miei occhi. Lacrime. Improvvise... calde, disperate. Come è mai possibile chiedermi, come sto? E, non riuscire, poi, a rendersene conto... da soli? Ho le sensazioni del "The day after tomorrow...", quelle tipiche di una sbornia, stamani... che mi tolgono l'emozione di andare a sbattere, strepitare, vomitare e litigare... per giunta. Ma, questa violenza -apparente nei modi e nei termini- qualcosa a me, sta insegnando... E l'arrendersi è riferito al lasciarmi permeare, pervadere: non ci sono alternative di scampo... Mi arrenderò all'amore che provo... E mi arrendo a quello che ancora oggi, tale amore, mi esprime. Senza cercare di trovare altre strade, perché... Lui è lì (e, forse, mai si è spostato da lì...), lo leggerò, lasciando che mi susciti le sensazioni, che voglio ancora provare... Accoglierò queste sensazioni, prendendole in mano, chiedendo, loro, come si chiamano, e poi finalmente saprò... magari, in che cassetto metterle. Ma adesso sento di aver paura. Conscia che ogni mio desiderio tende a reintegrare una pienezza originaria. Ed è un processo che avviene solo per "contatto", ossia non posso ordinare al mio inconscio: "Adesso voglio accettare, di Lui, particolari cose", anche se... lo devo imparare. Facendomi spugna dagli altri, facendo passare lo stesso esempio dentro di Me... Lasciandomi permeare dalle sensazioni che suscita quel Suo atteggiamento... Oltre alla comprensione di quello che non ho ricevuto e, quindi, potuto imparare. E per quanto io mi sforzi, di... Capire. Volere. Ottenere. A differenza delle cose pratiche, i sentimenti li ho già dentro.

        (Dedicato ♥)


      Eh, è solo l'invenzione posta in un angolino, della (mia) testa!

        E c'è sempre un posticino nella mia testa in cui si annidano i pensieri magici... quelli improbabili. Le speranze silenziose, mai confessate. Di scarto meno importanti quale, non so, che mentre sono assorta a scrivere qualcosa... "solo per me stessa"... Qualcosa che ha urgenza di dare corpo a quelle parole che si affollano e si impongono, così prepotentemente... dando un senso a quello che io vivo e che percepisco da esse, permettendomi di ritrovare il filo perso, aggiungendo... un tassello al puzzle dei miei affetti... Per colmare un vuoto. Per farmi capire. Per non lasciare che il tempo cancelli i miei ricordi…. Anche quando urlano la collera o il dolore. Anche quando rileggendole mi deludono. Anche quando nessuno ha voglia di ascoltarle…o, quando non può più tacere una parte di me... (la più nascosta, parte di me), possa ancorché ricevere da quelle parole espresse qualche minuto di serenità. Eppoi, non so... innamorarmi, o sedermi qui a scrivere (senza potermi, solo, accontentare di "gettare" a casaccio le parole sulla carta. Perché la scrittura è anche tanto esigente. E allora non tollera gli strafalcioni, la fretta, la mancanza di cura…), o interrompere il mio flusso con scarabocchi improbabili, o magari tenermi dentro la contentezza e riversarla nelle parole di un blog ormai famoso... è solo un angolino... Eh, della testa!