mercoledì 30 marzo 2016

Tramite l'accettazione supero quasi tutto. Posso accettare che qualcheduno decida di cambiare strada e di smettere di camminarmi accanto... Posso accettare pure di sentire della semplice tachicardia, accrescere i dolori del cuore, le mie ansie, le insicurezze... Posso pure accettare la mediocrità di qualche mia azione, le paure, che mi assalgono... le mancanze, i miei vuoti... Come quando ho scoperto che i cavalli mi terrorizzano. Ed ero piccola, quando me ne resi conto... facevo di tutto pur di riuscire a montarci sopra, sebbene sapevo che già dopo il primo minuto avrei iniziato a maledirmi. E adesso, cosa succede? Adesso no. Adesso non lo faccio più. Adesso, semplicemente, resto a terra. Ho accettato il fatto di non poter cavalcare, di essere diversa da Chi si sente "Libero", mentre sente il vento tra i capelli. Io sono stata una rivoluzionaria, un tempo. E' strano essere diventata così "paurosa"... aver smesso di combattere, in un certo senso. Ma non ho capito, giuro che non ho ancora capito, se accogliere con benevolenza tutto quello che mi fa soffrire o che mi fa sentire diversa o non essere all'altezza "alla pari"... sia oggi una cura o la malattia vera.


martedì 29 marzo 2016

Ci sono momenti in cui vorrei trovare un senso a questa vita e finisco per mollare i miei doveri. Chissà per quale ovvia ragione tutto ciò che faccio sembra ridicolo dinanzi ad una morte imminente… un futuro che si presenta come un sonno perenne ed ininterrotto, un punto nero nell'universo che si spegne. Ci sono dei giorni che ho la tendenza a mollare tutti i miei progetti, lo Studio, il lavoro… i miei pensieri, le preoccupazioni, le ansie, i miei turbamenti… le bollette, i mutui, le tasse, che pago di volta in volta… perché i debiti vanno onorati allo stesso modo, anche in questo Belpaese che rischia l'asfissia finanziaria. Tutte azioni quotidiane per le quali mi faccio in quattro, per avere poi quale ricompensa? La fine di tutto? Ma se facessi davvero "Tutto" il contrario di ciò che la mia rettitudine mi dice di fare e in maniera assolutamente individuale… di questo passo, cosa sarebbe la mia esistenza? Un vagabondare continuo? Senza soldi e senza meta? Senza affetti e senza pensieri? Per andare in cerca di cosa? Alla fine… Della solitudine? Del tempo che fugge? Ma cosa penso che sia? E' tutto qui. Lavoro, amore, casa, famiglia, giovinezza, vecchiaia, non ho altro da prendere… e non posso pretendere di chiedere a Dio un altro programma. Potrei cambiare le carte, ma il gioco… resta sempre lo stesso. Potrei decidere di essere un'eroina, ma senza sfuggire all'ultima discesa. Potrei essere ancora madre di famiglia e sorridere alla morte in cambio della vita per quel figlio, nato solo per il mio egoismo... O potrei essere padrona della fuga o padrona del mio cammino… Ed è tutto qui. Non è niente di speciale, ma è speciale non essere niente, ancora… E tutto quello di cui ho bisogno è saper giocare bene, senza pensare a come finirà questa partita (che tanto non ho nessuna premura di concludere), perché, del resto, non posso sapere Chi sarà il primo ad essere escluso e l'ultimo a vincere... Come non posso sapere quale sarà la prossima mossa della mia durata e neanch'io cosa farò di conseguenza. Stando così le cose… non mi resta che aprire le braccia alle persone che hanno fatto parte del mio cammino, anche se certamente qualcuno mi tradirà… (non importa) aprirò tali braccia a quegli amori "così rari ed imprevedibili" che ancora camminano al mio fianco anche se certamente qualcuno deciderà di non seguirmi più… Tanto che (quando accadrà) mi sembrerà una tragedia, conoscendomi, ma mi abituerò e dopo qualche passo sarò persino più leggera… E sì. Aprirò le braccia anche ai miei pensieri… Sebbene certamente non avranno quella forza di andarsene…mai, perché la fine del mio cammino è al buio. Ed è lì che mi chiederò cosa c'è aldilà di un albero, aldilà di un dirupo, aldilà di una cascata... E avrò sempre qualcosa da prendere e altro da lasciare, avrò sempre tempo per donare e per ricevere, avrò abbastanza coraggio da riempire i polmoni e potrò sempre sfrecciare a cento all'ora, ma neppure andare a passo d'uomo sulle strade di casa… e ci sarà sempre qualcuno che mi farà ripartire da zero dandomi l'opportunità di iniziare un nuovo viaggio… E se ci credo o no, io sarò come nuova. Certo… Io, che mi sento spesso già avviata al tramonto, sarò di nuovo viva e di nuovo piccola, avrò i capelli corti e (di nuovo) lunghi… Avrò un sorriso nuovo e una piaga vecchia. Avrò sicuramente qualcosa da raccontare e altro da sussurrare solo a me stessa. E avrò le labbra segnate da baci… con nel cuore la mappa di amori vissuti. Avrò negli occhi la Mia Ombra, che riconoscerò in ogni specchio vecchio o nuovo, che sia... "ma sempre il Mio specchio d'acqua". (Cit.)

(Dedicato ♥)

domenica 13 marzo 2016

Stamattina ho raggiunto il mio Studio, appiedata, con le cuffie che si incastravano nei capelli... nella sciarpa, in tutto. Con me, c'era Mahalia Jackson, la sentivo con la sua voce inconfondibile... dal forte impatto emotivo che entrava nei miei timpani o non so in che altra parte delle orecchie, sta di fatto che mi faceva respirare. Mi faceva respirare a pieni polmoni nonostante lo schifo di smog che sta coprendo questa cittadina triste, dove io vivo, attualmente... Mi faceva guardare il viale alberato, verso lo Studio. Me lo faceva guardare e pensare che ci dovrebbero essere alberi ovunque... e che, io, dovrei anche abbracciarli, ogni tanto. Un giovane uomo ha successivamente girato nella vietta a destra dopo aver camminato al mio fianco per quasi mezzo chilometro di strada: "Secondo me vive solo di domenica", ho subito pensato. Poi ho deciso di passare davanti alle vetrine dei negozi trash del centro e involontariamente (o forse no?) mi sono specchiata, guardando i miei capelli... Un minuto prima mi sono sentita imbarazzata e anche un po' ridicola, poi ci ho riflettuto meglio e forse ero diventata quasi carina. La gente che ha circolato in piazza questa mattina, avrà pensato che caspita stavo facendo: ferma come una demente con lo chignon da attrice porno giapponese, mentre mi specchiavo davanti alle vetrine, ma fondamentalmente non me ne frega molto... per il semplice fatto che in quel momento volevo capire cosa pensassi io, non gli altri. Mentre camminavo la pioggia aumentava leggermente il suo ritmo e la mia pigrizia mi impediva di spostare il Giornale dalla mano sinistra a quella destra, sfilare la borsa dallo stesso braccio, aprirla... e prendere l'ombrello con il manico a forma di pappagallo che mi ha regalato tanti anni fa mio cognato e che ancora conservo come nuovo. Che poi la pioggia non era un mio problema... non in quel momento. Nel mio tragitto, ricordo di essere passata davanti all'edicola e vi ho trovato la solita signora stanca, ma sorridente, sorridente credo per inerzia, non perchè volesse realmente sorridere... Io non so Chi sia, ma quando decido di non prendere l'auto, la mattina presto, per andare al lavoro... è sempre la prima persona che incontro e che mi saluta, a parte quando ho beccato un drogato che non si reggeva in piedi che voleva una siga... (e l'ha chiesta a me, che non fumo!?) ma quella è un'altra storia... e neppure troppo bella da raccontare. Come quando attraverso la strada preoccupandomi superficialmente delle macchine che potrebbero passare sul mio bel corpo, ma non più esile e fatto di sole ossa, come in passato... avendo sempre fretta di andare da qualche parte che non sia casa... Oppure semplicemente quando cammino da maratoneta, come al mio solito, senza pensare assolutamente a dove possa mettere i piedi, riservandomi così cadute rovinose... e doloranti, alla fine. Ma questa mattina, girando l'angolo ho visto che un tipo stava sostando (o si era fermato?) davanti alla banca Intesa San Paolo, per prelevare, con le quattro frecce e l'auto in mezzo alle palle, che avrebbe di li a poco fatto inquietare in malo modo un automobilista barbuto. Mi era venuto in mente di fottergli la macchina... (pensiero, assurdo, lo so bene), ma i miei limiti morali mi hanno fatta andare avanti a camminare, attraversando la strada davanti a quella Porsche spettacolare e pensando al mio scatolino di macchina che mi aspetta a casa. Ma non voglio una Porsche Cayman. Oggi appena terminerò il mio lavoro in Studio... mi devo ricordare, al ritorno, di suonare piano il campanello del mio appartamento... di modo che quando la mia belva si presenta davanti alla porta con un osso in bocca... non gli salti in mente confuso, per la troppa eccitazione, di pretendere di darmi i bacini con quell'elemento duro fra i denti. Ma a mezzogiorno dovrei pure cucinare. E invece mi ritrovo a smaltire un po' di problemi accumulatisi nel corso di una settimana... pensare, che tutti i miei pensieri, fin qui volutamente espressi, sono solo una millesima parte di tutti quelli che mi passano nel cervello in cinque miseri minuti. Giornata uggiosa...

martedì 1 marzo 2016

Mi sono sempre chiesta che significa "grande avvocato"? Magari.... un avvocato utile ai giudici per aiutarli a decidere secondo giustizia, utile al cliente per aiutarlo a far valere le proprie ragioni. Ovverosia "utile"... perché parla lo stretto necessario, scrive chiaro e conciso... Non è mai "tremendamente parolaio" (Cit.) ... non ingombra l'udienza con la sua invadente personalità... non annoia i giudici con la sua prolissità e non li mette in sospetto con la sua sottigliezza: proprio il contrario, dunque, di quello che un certo pubblico intende per... "grande avvocato".