domenica 31 maggio 2015

Odorarsi è riconoscersi, appartenersi, non perdersi tra la folla. Altrimenti: cos'altro?

Che cos'è questa obliquità che, di continuo, sento? Che m'impone a stare immobile, mentre i miei sentimenti vengono ricoperti da un'insostenibile coltre d'indifferenza e superficialità. E deve avere a che fare con l'insolito piacere che provo nell'annusare qualcosa di veramente molto sporco, che a chiunque altro (quasi sicuramente) farebbe ribrezzo. Mi piace odorare i calzini, quando sono ancora sudici di sudore... o i capi di biancheria intima, appena levata di dosso, scoprendo, ogni volta, che, nonostante tutto, lì sotto... a quel cattivo odore, qualcosa è ancora intatto ed è ancora pronto a risplendere, come nuovo, dopo una necessaria (se non indispensabile) macchinata di bucato in lavatrice. E appena odoro, il cattivo odore della mia vita… (che ognuno definirebbe spregevolmente: "Puzza", senza batter ciglio), mi sento catapultare in un mondo di ricordi circa la mia infanzia… Quando, ossia, un giorno, da bambina, dissi alla mamma (intenta a rammendare un lenzuolo, liso dall'usura) …che, per me, papà… "puzzava, in modo acre". Ma questa mia "boutade" , che nascondeva un'osservazione (in un certo modo) arguta, in cui la spontaneità e l'immediatezza delle mie parole, l'aveva fatta da padrone, mi aveva segnato e fatto riflettere, senza che me ne accorgessi. In quanto, mia madre si alzò di scatto dalla sedia in cui era seduta e dopo avermi affibbiato un ceffone, mi disse: "Ricordatelo! Perché questa non è puzza. E' l'odore della fatica". Capii che non bisogna disprezzare o insultare chi emana un cattivo odore. A maggior ragione se la persona (a farlo) è Chi mi ha generato... o se di sudore, si tratta, che pur lavandosi, sia una persona che si rompe la schiena a lavorare e va anche maggiormente rispettato... Se di altro genere, invece, può darsi che ci siano problemi igienici, sociali, culturali, psicologici o semplicemente alimentari e costituzionali... E capii che esiste anche l'odore della povertà e quello dell'ignoranza e della ricchezza e dell'arroganza, della malvagità così come quello della felicità ... dell'amore fisico e della santità e tanti altri odori, cattivissimi e non... Ma soprattutto capii (con un colpo inferto al viso) che bisogna imparare a "fiutare" conoscere, comprendere, accettare... per sostituirli tutti con un "profumo" percettivo interiore che non sia ostile alla coscienza propria e altrui.

giovedì 7 maggio 2015

Pensieri...

    E se ci rifletto... mi accorgo che non so stare vicino a Chi dipende troppo da me, ma non per questo non amo. Non si tratta di abbandonare, ma di allontanarsi. Forse io sono stata dalla parte di Chi si allontana quando si rendeva conto di essere al centro della vita di un'altra persona, quindi (lo so per certo) non sono obiettiva. Ma, poi, può succedere che non sappia reggere tutti i bisogni di una persona... e probabilmente sono le esperienze vissute a modellare le mie stesse idee... Ma io non credo che essere innamorati significhi ubbidire o assecondare i bisogni dell'altro. L'amore lo associo più alla libertà e all'essere capace di cavarmela da sola e, nonostante questo, aver voglia di fare le cose in due...


Come cambiare?

E, a poco, a poco, cambio anch'io... diventando quella che, quando qualcosa inizia, non prova nostalgia per tutti gli altri contesti che, invece, non inizieranno mai.

(Mmmh... Concetto capzioso, ma comprensibile) Mi sento ispirata.