mercoledì 23 settembre 2015

Il mio sfogo chiamato... "Scrivere"...

    Scrivere è l'unico sfogo che io conosca... capace di farmi sentire nel "giusto", adeguata, a posto, non appena i neuroni si mettono in moto, anche senza che io sappia: "Per quanto"? Del resto, non è questo l'aspetto più importante. Magari mi sbaglio. In fondo, non sono neppure brava in questo. Tuttavia scrivendo sento di essere un po' più "Mia"… di essere schierata dalla parte equanime (quella… appartenente al filo di "Ombretta", probabilmente ancora legata al mio stereotipo ...di "borghese". Sebbene io sia diversa, quando ascolto i declivi capricciosi dei Miei Pensieri... scorrere fino al fondo del Mio Essere. Sempre. Sprigionando tra i Miei Tormenti, una quiete inquietante…), ma sento di rispettarmi. Quando scrivo (e solo allora) non sono più costretta a fingere di essere diversa. Quando scrivo vado bene così come sono. E incomincio ad esprimere, manifestare la "Mia" sofferenza in tutte le sue forme, in quanto… quando soffro, mi sento una persona insicura. Assiduamente combattuta tra razionalità e i conflitti interiori, che il sentimento accompagna. Bensì non abbia mai cercato conferme, in tutto ciò… Io mi sento così. Non è modestia, è convinzione e non serve a niente che qualcuno mi dica "sei Unica". Me lo potrebbe dire anche Omar Sharif dall'aldilà, non cambierebbe niente. Io so che non tutti possono capirmi, né sanno che significa avere qualcosa di incrinato dentro di Me. Quel "qualcosa" che non si aggiusta con i complimenti né con le carezze. E' come un crollo emotivo e percettivo continuo, che mi mette in condizione di dover ricostruire, ogni volta, ciò che si è appena spezzato... Ma quando scrivo, è indubbio, che saltino alcuni dei freni inibitori che, invece, possono essere generati dal contraddittorio. Un foglio di carta o la tendina bianca di un portatile non danno contraddittorio, non sono persone.Tuttavia questo non significa -necessariamente- che io sia sempre dalla parte giusta (ammesso che esista poi una "parte giusta"). Credo invece che relazionandomi "agli" altri (e non "con" gli altri, passatemi questa sottilissima differenza di significato...) contempli, per forza di cose, una mescolanza di finzione e realismo a cui non posso sfuggire. Ed è la mia vita. Per quanto ingannatrice, ciarliera, imitativa possa apparire… E' in questo modo che si presenta. Sarei disonesta a scrivere il contrario.

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