domenica 22 novembre 2015

Avere avuto te... non è stato un ripiego (le femmine mi sono sempre sembrate insignificanti: non mi hanno mai saputo conquistare, per quanto graziosissime e con un bel viso dolcissimo), ti sei mostrato da subito un maschio, alto, robusto, altero, dal corpo muscoloso, perfetto, mi hai conquistato nel tempo, perché i primi giorni proprio non ti volevo per casa... Ero troppo gelosa del mio guardaroba, che amavi annusare spesso... e temevo che avresti spezzato la mia routine quotidiana, invece... mi sono innamorata di quel "capocchione" grosso, pensante. E i tuoi grandi occhi rotondi nerissimi... che alternavano lampi selvaggi ad un certo che di triste, sofferto... mi appartenevano, ogni giorno di più... Insieme a te mi sono anche più volte scontrata (specie quando eri più giovane) a causa delle correnti avverse alle mie... E mi sono vista i miei sogni affogare senza riuscire a tirarli fuori. Ho visto il mondo a rovescio e non sono riuscita a portarlo nel verso giusto. E sentivo perdere il meglio proprio mentre mi era accanto, ma sentivo d'averne bisogno... proprio quando era già, lontano... Ed io su di te ho contato, come futuro stallone, ma tu avevi bisogno di una famiglia, non di restare in allevamento. Un allevamento non è una famiglia: ti ha nutrito più che bene, ti ha fatto correre, ma non ha potuto ovviamente darti l'amore che ti ho dato io... le carezze che ti ho riservato. Una dimora da proteggere, insieme al mio affetto, che ancora oggi... provo per te. L'unico vero sentimento che mi rende felice, realizzata. Con te eravamo una strana coppia, è vero... Non ti ho mai corteggiato, ma accettavo di buon grado la tua umida lingua che distribuiva baci -toccatine veloci, calde, alle mie gambe, alle mie mani- ti aggiravi lento, dignitoso, altero, per il mio Studio, il terrazzo... per poi accucciarti con la testa, il capocchione, tenuta ben alta sul collo sodo, bellissimo, dal pelo vellutato... Sembravi una specie di leopardo, più attraente ancora con quel manto impareggiabile, brillante, dal fondo bianco, puro, costellato di dense macchie nere, molto sbavate, poco rotonde e per nulla delimitate. Ma eri il mio affetto più grande, di razza stupenda che potevi rivaleggiare in potenza con un dobermann, un boxer di grossa taglia, un alano arlecchino... eppoi quegli occhi, quel portamento, quella tristezza... Dolce caro Rupert, ovunque tu sia, mi sei accanto... Tu sei vicino a me e una parte di te è sopravvissuta alla morte del corpo. Per questo Tu puoi farmi scaturire, il tuo ricordo lungo il perimetro della mia mente, confortandomi... ancora e ancora, come in questo momento. Ed io voglio salvare il tuo ricordo, mai indifferente, che chiama al cuore, perché differente è invece la memoria simile ad una facoltà intellettiva. Ma se dovessi perdere la memoria, come accade ai vecchi, mi resterebbe qualcosa di profetico e poetico: i ricordi. E una profonda riflessione che mi riporta alla vita "normale". La vita che, sotto la pressione del tempo e degli affanni, perde la memoria delle cose "imparate" per fare spazio al ricordo delle emozioni "vissute" felicemente con Te, piccolo amore a quattro zampe...


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