domenica 13 marzo 2016

Stamattina ho raggiunto il mio Studio, appiedata, con le cuffie che si incastravano nei capelli... nella sciarpa, in tutto. Con me, c'era Mahalia Jackson, la sentivo con la sua voce inconfondibile... dal forte impatto emotivo che entrava nei miei timpani o non so in che altra parte delle orecchie, sta di fatto che mi faceva respirare. Mi faceva respirare a pieni polmoni nonostante lo schifo di smog che sta coprendo questa cittadina triste, dove io vivo, attualmente... Mi faceva guardare il viale alberato, verso lo Studio. Me lo faceva guardare e pensare che ci dovrebbero essere alberi ovunque... e che, io, dovrei anche abbracciarli, ogni tanto. Un giovane uomo ha successivamente girato nella vietta a destra dopo aver camminato al mio fianco per quasi mezzo chilometro di strada: "Secondo me vive solo di domenica", ho subito pensato. Poi ho deciso di passare davanti alle vetrine dei negozi trash del centro e involontariamente (o forse no?) mi sono specchiata, guardando i miei capelli... Un minuto prima mi sono sentita imbarazzata e anche un po' ridicola, poi ci ho riflettuto meglio e forse ero diventata quasi carina. La gente che ha circolato in piazza questa mattina, avrà pensato che caspita stavo facendo: ferma come una demente con lo chignon da attrice porno giapponese, mentre mi specchiavo davanti alle vetrine, ma fondamentalmente non me ne frega molto... per il semplice fatto che in quel momento volevo capire cosa pensassi io, non gli altri. Mentre camminavo la pioggia aumentava leggermente il suo ritmo e la mia pigrizia mi impediva di spostare il Giornale dalla mano sinistra a quella destra, sfilare la borsa dallo stesso braccio, aprirla... e prendere l'ombrello con il manico a forma di pappagallo che mi ha regalato tanti anni fa mio cognato e che ancora conservo come nuovo. Che poi la pioggia non era un mio problema... non in quel momento. Nel mio tragitto, ricordo di essere passata davanti all'edicola e vi ho trovato la solita signora stanca, ma sorridente, sorridente credo per inerzia, non perchè volesse realmente sorridere... Io non so Chi sia, ma quando decido di non prendere l'auto, la mattina presto, per andare al lavoro... è sempre la prima persona che incontro e che mi saluta, a parte quando ho beccato un drogato che non si reggeva in piedi che voleva una siga... (e l'ha chiesta a me, che non fumo!?) ma quella è un'altra storia... e neppure troppo bella da raccontare. Come quando attraverso la strada preoccupandomi superficialmente delle macchine che potrebbero passare sul mio bel corpo, ma non più esile e fatto di sole ossa, come in passato... avendo sempre fretta di andare da qualche parte che non sia casa... Oppure semplicemente quando cammino da maratoneta, come al mio solito, senza pensare assolutamente a dove possa mettere i piedi, riservandomi così cadute rovinose... e doloranti, alla fine. Ma questa mattina, girando l'angolo ho visto che un tipo stava sostando (o si era fermato?) davanti alla banca Intesa San Paolo, per prelevare, con le quattro frecce e l'auto in mezzo alle palle, che avrebbe di li a poco fatto inquietare in malo modo un automobilista barbuto. Mi era venuto in mente di fottergli la macchina... (pensiero, assurdo, lo so bene), ma i miei limiti morali mi hanno fatta andare avanti a camminare, attraversando la strada davanti a quella Porsche spettacolare e pensando al mio scatolino di macchina che mi aspetta a casa. Ma non voglio una Porsche Cayman. Oggi appena terminerò il mio lavoro in Studio... mi devo ricordare, al ritorno, di suonare piano il campanello del mio appartamento... di modo che quando la mia belva si presenta davanti alla porta con un osso in bocca... non gli salti in mente confuso, per la troppa eccitazione, di pretendere di darmi i bacini con quell'elemento duro fra i denti. Ma a mezzogiorno dovrei pure cucinare. E invece mi ritrovo a smaltire un po' di problemi accumulatisi nel corso di una settimana... pensare, che tutti i miei pensieri, fin qui volutamente espressi, sono solo una millesima parte di tutti quelli che mi passano nel cervello in cinque miseri minuti. Giornata uggiosa...

2 commenti:

Unknown ha detto...

Se rileggo... Correggo. Cosa che ho fatto (in questo caso per questo post, scritto forse un po' velocemente, ieri mattina). Alcuni su altre miei pagine si sono già abituati: sanno che ad ogni mio scritto, pubblicato, torno a modificare. Le mie parole sono contorte, forse molti nemmeno le capiscono. Pensare che poi mi mettono commenti che non c'entrano nemmeno con quello che scrivo. Bah... Ma Chi mi sa capire comprende. Inoltre spesso sono piena di dubbi per i termini a volte ripetuti, ma non mi preoccupo.... Io correggo pure e rileggo. Già...

Unknown ha detto...

Io inoltre non amo comunicare in hangout (o in quel che si dovrebbe definire: chat su altre piattaforme sociali), ma so comunque di recuperare, in lunghezza e intensità, mediante ciò che scrivo. Chi mi legge. Sa a priori di farlo "dentro"... nei miei affetti, pregi e (perché no?) difetti. So di piacere così come sono. Il finale non credo ci sarà mai... Per una mente tanto irrequieta, meglio così...