Mi sento "sottotono". Guardo gli altri in modo sospetto. Sto un po’ sulle mie… e quando parlo poco significa che "penso" molto… che studio nuove strategie. E sto correndo ai ripari per arginare alcuni miei cedimenti… improvvisi e non voluti. Qualche settimana fa, mentre percorrevo la solita tratta: Varese -Milano passante- Treviglio, che mi portava in Tribunale, leggevo un articolo sul solito Giornale e mi sorgeva (anche a me) il dubbio (dell'autore): "Troppa giustizia social...e produce solo l'effetto di renderci meno liberi"[ ? ] Se lo Stato è convinto di dover assicurare almeno un quantitativo di giustizia uguale per tutti per assicurarci un minimo di uguaglianza, lo Stato ci deve rendere meno liberi attraverso la restrizione. Indi per cui, è lecito domandarci se ogni desiderio è un diritto? Un tempo si diceva: "Ogni desiderio è un ordine" (io sono il tuo servo), ma oggi non si può più affermare che ogni desiderio è un diritto, perché ritengo che ci portiamo appresso l'idea che ogni desiderio debba tramutarsi in diritto grazie ad una malintesa cultura egualitarista di sinistra (come teoria morale, intendo, che pone in risalto l'uguaglianza di tutti gli esseri umani) che ha letteralmente egemonizzato il principio di umanità distorcendolo oltre ogni ragionevole dubbio. Io non ho avuto nessun figlio, ma so che non era mio diritto averli, nel caso in cui fossero nati, vivi… Tant'è vero che i procedimenti per le adozioni sono complessi e con esiti non prevedibili. E che cosa dovrei pensare della maternità surrogata? Dell'utero in affitto? O di certe donne che per avere un bambino, scelgono di andare all'estero e pagare un'altra donna bisognosa… Ed è giusto? Bah… Ha ragione allora Vittorio Sgarbi quando afferma, con veemenza, che si tratta soltanto di "capricci da ricchi"? O invece bisogna convincersi che un figlio fortemente voluto, anche da una coppia gay, riceverà immensamente più amore di un bimbo magari nato in una coppia etero inadeguata, litigiosa, o peggio? Ecco… Preferisco pensare, nel dubbio, che non basta "sudare" per avere ciò che mi rende felice… occorre fare quello che lo Stato mi dice di fare! Quanto a me. Effettivamente mi sento, molto, "sottotono". Sono in preda ad un disagio e dovrei ripetermi davanti allo specchio (o anche solo mentalmente): "Io sono nessuno". Io non sono la persona che si è sentita offesa, alla fine di un "qualcosa"… (anche banale, come una chiacchierata) e che deve mettere le cose a posto, perché vuole la rivincita… in un certo senso… No. Dovrei smettere di rifletterci sopra… di ripensare all'episodio che mi ha fatto (e che mi fa, ancora) soffrire, se ci penso nuovamente, non fa altro che aumentare il mio disagio, dal momento che: quel "essere nessuno" implica dunque di non "avere risposte da dare". Magari, potrei aver ragione, anche questa volta? Probabilmente…
...Puoi scrivere quello che vuoi, leggeranno quello che vogliono. (D.) Sarà la scelta più difficile, ma qui dentro vorrò esserci soprattutto IO, anche con i miei illimitati... limiti...
venerdì 22 aprile 2016
lunedì 11 aprile 2016


giovedì 7 aprile 2016
Certe volte penso di non meritare niente di quello su cui posso contare: il mio lavoro, le mie cose, l'affetto delle persone che mi vogliono bene. Non credo di essere all'altezza per il mondo… Un mondo del concreto e un altro mondo del vissuto: quest'ultimo, costruito e in continua modificazione, ma altrettanto misterioso come lo è l'universo fuori di me, di cui mi sfugge se sia limitato o infinito. Dentro di me ci sono sensazioni, convinzioni, paure, idee che costituiscono il mio mondo interiore… E talora posso sentire delle voci che provengono proprio dal mio interno e sembrano voci invece del mondo fuori di me… Una sorta di "Io" che si relaziona con il mondo esterno, ma anche, oserei pensare soprattutto, con quello interno. Con il mondo che mi appartiene, che certamente non è fatto di oggetti fisici ma di immagini, di idee, di pentimenti, di sensazioni, di desideri e persino di sogni: un mondo che finisce per essere più ricco, almeno nella percezione singola di quello che invece non mi porto dentro. Un mondo che non posso osservare freddamente, perché mi appartiene, è mio, esclusivamente mio. Un mondo che sa di mistero, di un mistero che io stessa ho costruito, perché se il mondo esterno esiste per tutti, quello interiore esiste solo per me… ove posso depositare, esperienze, sensazioni, ricordi che richiamano qualcosa che è accaduto nel mondo esterno, qualcosa di obbiettivo, ma che ha lasciato segni del tutto particolari in me. Magari è proprio questo il segreto, la tremenda verità: non mi sento all'altezza e faccio di tutto, ogni giorno, per diventarlo… Toccando cieli -da molti altri irraggiungibili- solo con il mio cuore immensamente piccolo, ma decisamente capace di immagazzinare ogni piccola o grande… emozione. E Chi ci mette il cuore purtroppo è destinato a prendere botte. Ma non posso fare diversamente. Non imparerò mai. E forse, forse, forse… va bene ugualmente. Ho appena scoperto che è una sindrome: "La sindrome dell'impostore". Penso di aver ingannato tutti, seppur involontariamente: non sono brava nemmeno a fingere. Non so niente, non ricordo niente di quello che leggo (attualmente) e confondo tutto continuamente come se in testa avessi una centrifuga… al posto di questo cervello. Dev'essere stato il mio silenzio a farmi andare avanti, è un'arma a cui ricorro sovente… per difendermi, perché nessuno capisca che ho un segreto. Ma qualcuno, quel silenzio, deve averlo scambiato per intelligenza. Quando sento parlare gli altri penso "non sarò mai così, ma come fa a mettere in fila tutte queste parole così bene e a sapere tutte queste cose?" Pensando che ha ragione Chi sostiene che non sembro neppure meritarmi ogni piccola cosa che posseggo, per il semplice fatto di non essere io, talune volte… troppo distratta a inseguire aspetti inutili della mia esistenza che invece considero ancora "essenziali"… Ma mi faccio sempre più piccina, quando qualcun altro pensa invece che meriti ancora di più la mia fortuna, perché le do valore... così tanto da credere che sia troppo per una come me, ma è proprio questo invece che me la fa meritare ancora di più. Ci ho sempre messo tanta passione, questo sì, ma non credo che possa bastare. Ci sono situazioni in cui la "Passione", anche se mi si allarga a dismisura e abbraccia ogni cosa, non è abbastanza. Prima o poi qualcuno se ne renderà conto e mi toglierà tutto quello che già posseggo. Prima o poi qualcuno si accorgerà di avermi dato troppo, ne sono certa, e rimetterà le cose al loro posto…. Come quando penso che il mio silenzio a volte venga scambiato per intelligenza, o che le persone mi vedano in modo diverso da come invece mi vedo io… dovrebbe farmi anche pensare che io, quelle persone che invece vedo quasi perfette, così brave a parlare o nel fare qualcosa, che a me riesce meno bene, magari non sono poi esattamente così come appaiono ai miei occhi... Anche loro probabilmente avranno dei deficit e a volte si sentiranno inadeguate, come inadeguato e incapace può sentirsi Chi, leggendo me e quel modo strepitoso che ho di scrivere, pensa che non sarà mai capace di farlo -pur volendolo tanto- bene come me. E non potrei mai immaginarmi diversa da come sono, con i miei momenti di imbarazzo, di (leggera) timidezza e di altre tremila cose che mi fanno sentire non all'altezza…. Con molta voglia di "stare alla larga", se non mi sento adeguata…. "No, non mi si può immaginare diversa, non sarei più io, così… trasparente. Se mi si ascolta..... magari uso le parole, a mio vantaggio (anzi ne faccio un uso perfetto). Ma da qui a mentire.....proprio non mi ci vedo, se trovo un modo per farmi scorticare la prima pelle.......adducendo le mie colpe" (Cit.) E anche queste… sono sensazioni e situazioni sparse da non perdere, arrivata alla sera di questa giornata, risultata alla fine un po', assurda per me. Ho paura, ma ora va già meglio.
(Dedicato... a quella parte di me che, ancora, non vuol "sentire")
Mi accorgo di avere un "problema" quando ho la memoria piena del cellulare e inizio a fare la conta per decidere quale, dei suoi messaggi, eliminare... Questa è l'eredità che mi hanno lasciato gli addii passati. Mi viene quasi voglia di tenere delle prove… Mi viene, in ogni caso, il terrore che, dopo quei messaggi, non ne arriveranno altri. Odio cancellare.
sabato 2 aprile 2016
Ieri mattina sul treno per Varese... leggo un articolo del giornalista, Giacomo Amadori, di Libero: "Porto di Gioia Tauro, 24 febbraio 2005. Uno scaricatore [...] si rivolge con queste parole al capo piazzale: "Nci izu i mani e nci spaccu i corna". In italiano suonerebbe più o meno in questo modo: gli alzo le mani e gli spacco le corna. Ma, secondo la Cassazione, per essere licenziabile, l'uomo con il kalashnikov avrebbe dovuto rendere concrete le proprie intimidazioni e.... sul frontespizio l'eco del commento del redattore risuona sull'arena, con tutta la sua forza: "Si può essere licenziati solo se si spara al titolare" (non basta la minaccia). Ed è la solita storia: i giudici si attivano soltanto se vengono lesi i propri interessi... In altro modo, la giustizia, non è sempre equamente amministrata.
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