Questi… sono momenti in cui penso ad almeno trenta cose insieme e sono tutte importanti, tutte da prima linea. Sgomitano, si fanno spazio. Provo almeno una decina di sensazioni allo stesso tempo e non è che mi dimentichi come si fa a respirare: mi dimentico proprio di essere viva fino allo scortico. Mi dimentico di volere tutte le sbandate… di bucare la vita con i morsi, infilare le mani nel suo pulsare, scavare la vita… scrostarla, sfondarla, pericolarla… battermi con Lei fino ai suoi sigilli. Mi dimentico di essere me. Di essere qualcuno. Qualcosa. Il mio corpo che vibra e racconta di sé. Il mio corpo… a ricordarmi che sono mortale… di carne e dolori. Questi… sono momenti in cui sento la mia vita da attraversare. La sento nel naso. Ne sento l'odore e la respiro. La sento sulla lingua. Ne sento il sapore di noce moscata e miele. La sento al tatto… la tocco, stringo il niente, ma mi aggrappo a Lei. La odo, mentre grida e geme o si lamenta. E la vedo infine… La vedo scorrere sulla pelle, vedendone i segni che il tempo lascia, i lividi e le cicatrici con i piercing, i microdermal e le rughe. A bocca aperta. A piene mani. Con il corpo nudo. Il Mio. Mi rivedo piccola e ben pettinata. Sono io, quella, che scruta il cielo aspettando che piova, come se la pioggia potesse lavare i miei peccati, quelli che non ho commesso… Sono io che guardo un film, stupido, seduta accanto a una persona, che amo, ma che non ha capito niente di me. Sono ancora io la somma delle parole non dette, dei rimorsi che mi urlano di non dormire, la somma delle fotografie nascoste nei cassetti pieni di penne a sfera, rotoli di scotch, puntine e fermargli per la carta. Sono sempre io lo sguardo che rivolgo alla pila dei libri non letti. Io sono quella che non dimentica, che ricorda dopo un esame, che sia uno di quelli della Vita o uno di quelli universitari. Sono il livido che s'è riassorbito dopo una rovinosa caduta. Sono le croste alle ginocchia e quelle alle mani, che mi ricordano che c'è sangue che scorre…Cadere e rialzarmi. Smoccolare e sorridere, perché il peggio è passato… Sono io, che mi fingo interessata, io che ancora piango al Cimitero, io che urlo parole, che non penso, a qualcuno che mi ama davvero. Sono ancora io che scappo, per prima, io che ancora mi metto il rimmel e l'eyeliner, di colore nero, sugli occhi… "anche se so che non va bene..." (Cit.) Sono io che rientro a casa dallo Studio, la sera, senza aver voglia di parlare, io che non dormo, ma provo a riposarmi… Ancora io che faccio l'amore rimanendo quasi zitta, quando sono innamorata, trovando piuttosto eccitante non potere esplicitare il piacere che provo…io stessa. Sono sempre io che vengo rifiutata… da uno, che chissà come si chiamava? Io che fatico a voltare pagina. Anzi… Io che non ce la faccio proprio. Io che non parlo, io che ci provo lo stesso. E io che scrivo. Scrivo sì, certo che scrivo, perché altrimenti che me ne faccio di tutta questa roba, ormai passata, che del tutto non mi passa mai?
(Dedicato ♥)