Giano, dio bifronte, cioè con due volti, certe volte rappresentato da un volto femminile e l'altro maschile, ma più delle volte da due barbuti volti maschili. Giano aveva il potere di guardare sia davanti a sé, che dietro a sé, cioè poteva vedere sia il passato che il futuro. Il primo mese dell'anno riceve il suo nome, per essere il mese in cui vi è il passaggio del vecchio al nuovo anno. E come un dio bifronte, vorrei sapermi slegare da ció che mi lega. Vorrei poter essere c...ome quei leggeri fiori che colgo d'estate e soffiandoci contro disperdono tracce di sé. Vorrei sapermi lasciare andare. Come quando ero bambina e fiera, con quell'aria di Chi ne ha trascorse tante collezionando esperienze, non restavo mai un attimo in più a pensare se fossi o non fossi ormai troppo grande per pretendere l'abat-jour, del comodino, accesa di notte... E in questa capovolta a mezz'aria all'indietro, mi rivedo a otto anni a sognare di averne dieci, di poter andare alle medie... poi fremere per fare la cresima, per andare alle superiori, ripetendomi: "Lí finalmente saró in pace". E avere tredici anni, poi quattordici. E in pace non sentirsi mai.... in quanto, sempre troppo tesa al futuro, impegnata a modellare strade come fossero pezzi di pongo. Mi rivedo mentre nei pomeriggi, in pausa pranzo, restavo, in classe, china sul banco a scrivere gli appunti delle lezioni passate che non avevo fatto in tempo a prendere intanto che tutti i miei compagni si impegnavano a rincorrersi, a tenersi per mano, a nascondersi, laddove io non avrei voluto altro che farmi trovare... Ma da certe solitudini ho imparato poi.... con il tempo, anche a farmi cullare. E "crescere" ha significato per me delimitare ogni cosa, assegnare un nome, osservare. E oggi scopro che per anni ho delimitato tutto con questa paura di farmi ferire... Lí a ripetermi: "Se so individuare ciò che puó ferirmi è più facile, poi, tenermi lontana". Ma la vita non è in rima (per quello che posso sapere) e i conti non sempre tornano... e a volte ció che pensavo potesse uccidermi mi salva, a volte ció che avrebbe dovuto salvarmi, invece.... mi uccide. Ripetermi, in sordina... "Vorrei sapermi lasciare andare", per poi continuare a pensare di non farlo mai. E mi accorgo così di stare volentieri ferma a tessere tele, su tele... immaginando come sarebbe stata la mia "Libertà"... se solo fossi nata Soffione per librarmi con forza affidando i miei semi al vento.
Giano, dio bifronte, cioè con due volti, certe volte rappresentato da un volto femminile e l'altro maschile, ma più delle volte da due barbuti volti maschili. Giano aveva il potere di guardare sia davanti a sé, che dietro a sé, cioè poteva vedere sia il passato che il futuro. Il primo mese dell'anno riceve il suo nome, per essere il mese in cui vi è il passaggio del vecchio al nuovo anno. E come un dio bifronte, vorrei sapermi slegare da ció che mi lega. Vorrei poter essere c...ome quei leggeri fiori che colgo d'estate e soffiandoci contro disperdono tracce di sé. Vorrei sapermi lasciare andare. Come quando ero bambina e fiera, con quell'aria di Chi ne ha trascorse tante collezionando esperienze, non restavo mai un attimo in più a pensare se fossi o non fossi ormai troppo grande per pretendere l'abat-jour, del comodino, accesa di notte... E in questa capovolta a mezz'aria all'indietro, mi rivedo a otto anni a sognare di averne dieci, di poter andare alle medie... poi fremere per fare la cresima, per andare alle superiori, ripetendomi: "Lí finalmente saró in pace". E avere tredici anni, poi quattordici. E in pace non sentirsi mai.... in quanto, sempre troppo tesa al futuro, impegnata a modellare strade come fossero pezzi di pongo. Mi rivedo mentre nei pomeriggi, in pausa pranzo, restavo, in classe, china sul banco a scrivere gli appunti delle lezioni passate che non avevo fatto in tempo a prendere intanto che tutti i miei compagni si impegnavano a rincorrersi, a tenersi per mano, a nascondersi, laddove io non avrei voluto altro che farmi trovare... Ma da certe solitudini ho imparato poi.... con il tempo, anche a farmi cullare. E "crescere" ha significato per me delimitare ogni cosa, assegnare un nome, osservare. E oggi scopro che per anni ho delimitato tutto con questa paura di farmi ferire... Lí a ripetermi: "Se so individuare ciò che puó ferirmi è più facile, poi, tenermi lontana". Ma la vita non è in rima (per quello che posso sapere) e i conti non sempre tornano... e a volte ció che pensavo potesse uccidermi mi salva, a volte ció che avrebbe dovuto salvarmi, invece.... mi uccide. Ripetermi, in sordina... "Vorrei sapermi lasciare andare", per poi continuare a pensare di non farlo mai. E mi accorgo così di stare volentieri ferma a tessere tele, su tele... immaginando come sarebbe stata la mia "Libertà"... se solo fossi nata Soffione per librarmi con forza affidando i miei semi al vento.
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