Scrivere... è qualcosa che mi rende felice, certe volte, di sentire l'impulso, di sapermi smussare, levigare e contenermi. Fino a riuscire a farmi trasportare da qualcosa che non dipende da niente e da nessuno, se non da me stessa... Sono così felice che mi viene da piangere, perché ho qualcosa, non sarò mai completamente a terra, mai completamente sola, mai completamente a mani vuote. Ho qualcosa: scrivo. E' il mio vizio, la mia condanna e la mia salvezza. Ho la delicatezza del vetro, mi ripeto, certe volte, ricordando che la sua fragilitá non è un difetto, bensí il risultato di una lavorazione più attenta. Scrivere mi ha insegnato a capire, a prendere le distanze... Mi ha pure inserito un terzo occhio nel petto e crescere ha sempre significato vedere oltre, sezionare ogni cosa, ogni parola, ogni dettaglio, ingigantirlo come fosse un grattacielo a dodici piani. Ma ha saputo anche farmi tanto male, ora posso ammetterlo. Tra le pagine di questo Diario, ho scritto tanto di me... Rileggo a volte cose che avevo pubblicato qui anche solo un paio d'anni fa e mi domando se quella... "Ero realmente io?". Scoprendo forse di non avere più l'impeto di una scrittura di getto, l'urgenza di definire a parole una qualche sofferenza... Ora non amo più, penso... Ora non soffro più... e il dolore di cui scrivevo, a volte, resta solo un ricordo lontano. Un po' ibernato, come piace a me, in attesa che qualcuno (presto) salvi i miei ricordi e rimetta a posto le cose... (E magari) come stavano all'origine (io lo voglio, lo voglio davvero). E intanto (nell'attesa che si compia un miracolo, perchè tutto è possibile, se lo si vuole...) io continuo ad accendere il mio computer, quasi ogni giorno, per scrivere di me, cosí, con quest'idea che niente potrebbe durare, niente, nemmeno IO (con Te). E' come provare un orgasmo, certe volte, scrivere. Non so spiegarlo. E forse solo Chi sente qualcosa di così vivo, che gli gira nelle vene, può capirmi... Scrivo di me stessa, il più delle volte, consentendo di "cibarmi" della mia esistenza fino ai limiti consentiti "dai poteri della memoria e dell'immaginazione", per arrivare a provare quel senso di magica sazietà, che mi fa sentire finalmente appagata dal mio essere, ma sempre con la consapevolezza delle cose che non durano... Ho contenuti in righe di nero su bianco sapendo che poi, anche dopo che IO non sarò esistita più, da qualche parte, in queste mie parole sarò continuata ad esistere ancora. E a volte ancora mi rivedo mentre su quel tuo letto mi accarezzi piano, mi dici: "Sei bella" ed io a controbattere che (invece) "Non è vero", cosí, con questo archetipo che non mi importa di essere bella per tutti, ma solo per Te. Ed ora che sono passate settimane, mesi, anni, guardarmi indietro significa accarezzare quella parte di "Ombretta" che è stata... con la consapevolezza di tutte le situazioni che hanno saputo formarmi. Mi sono allontanata da tutto, da ogni tristezza, da ogni impeto di gelosia... Per cui penso sia arrivato il momento giusto, il mio momento. Quello che da lungo tempo non faccio altro che rimandare ripetendomi, come un automa, che non sono pronta, che non è da me, che non ne sono capace. A volte persino mi ripeto che... "Non so scriverTi", senza capire che non importa tanto il saperlo, quanto il volerlo fare. Ed io lo voglio, lo voglio davvero. E penso sia cosí arrivato il momento di provarci, di iniziare a scriverTi qualcosa anche se mi spaventa... Anche se al secondo capoverso so già che non sapró più come gestirlo. E sarò tentata a volerlo gettare. Ma per una volta nella mia vita voglio provare a tenere e a conservare....non più gettare.
(Dedicato ❤)
1 commento:
Il mio piacere di scrivere contiene anche una prefazione... che non è passata di moda, anzi: è il secondo biglietto da visita per un buon libro (se io scrivessi "libri"), dopo la copertina. Considero la prefazione una piccola lettera di apertura. Se un ospite venisse a casa mia... la prefazione sarebbe il vassoio con i pasticcini che vede di primo acchito, appoggiato al tavolo, nel mezzo del soggiorno, dopo aver varcato la soglia. E siccome la scrivo io, la prefazione è sempre e comunque la mia presentazione ad un potenziale, ipotetico, lettore. E quando scrivo, amo dare il benvenuto, cercando di evitare di raccontare il finale di ciò che pubblico qui (c.d. spoiler!) o la storia autobiografica della mia inutile esistenza... o delle cose che penso. Con quale risultato? Dopo tutto questo e gran parte di cose che non ho comunque espresso né detto? Incomincio a sentirmi sicuramente "la migliore", se non altro sono la "migliore" proprio per il fatto che non sono rassegnata, che ancora non ho delegato integralmente la mia esistenza a qualcun'altra persona semplicemente, perché la sfiducia ha preso il sopravvento su ogni altra cosa. Sono la "migliore" (e me lo ripeto, più volte), perché fondamentalmente non sono meglio di nessuna persona al mondo, non sono peggio di nessuna persona al mondo, semplicemente sono consapevole di essere me stessa, consapevole di cosa non voglio, disposta a spendermi per trovare quello che, nel mio intimo, potrei volere....
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