lunedì 15 febbraio 2016

    Credo che non convivrò mai con un uomo. Anzi... ne sono certa. Bisogna che io abbia molta esperienza della mia esistenza. Cosa che peraltro ancora ritengo di non possedere. Molta logica, molta bontà per saper godere delle qualità dell'altro, senza che io ne sia infastidita… a causa dei suoi difetti. Credo che continuerò ad amare e ad odiare, da lontano, tutti, i miei uomini. Come ho sempre fatto, fin'ora... Perchè, poi la convivenza è davvero strana... Come è "strano" ciò che... (immancabilmente) succede quando due persone vivono insieme da un po' di tempo: invece di guardarsi più da vicino e di coccolarsi più spesso iniziano a prendere le distanze per studiarsi da lontano. Come quando non ci si conosce… Però con la prerogativa di massacrarsi ad ogni lite… in quanto sanno quando esattamente pronunciare quelle tre parole (fatidiche) per ferirsi. Non sempre, certo, ma quasi… E me le immagino con la mia fantasia… cercarsi certe sere nel letto senza trovarsi. Ed è strano, penso, aver condiviso tutto e comunque sia… aver perso le parole. Voler andare via e comunque sia… dover rimanere, per amore. Può essere che la cosidetta "convivenza ideale" sia una menzogna. E poiché la cosidetta "convivenza ideale" non esiste, nessuno ha il diritto di pretenderla. Nemmeno io… che, ad essa, talvolta, ci penso. Contrarre un matrimonio, è come stringere un'amicizia. Ma significa, a parer mio, decidere di sopportare in piena consapevolezza una situazione di doppia disperazione e di doppio esilio. Significa anche passare dall'Antinferno (o Vestibolo dell'Inferno di Dante Alighieri) della solitudine… all'Inferno della vita in comune. Ed è ciò che io, di certo, non cerco.

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