Sono silenziosa, ma ci sono. Mi cerco, ma non so come fare a trovarmi. E forse è proprio perché neanche riesco ad ammettere che non mi impegno nemmeno un po', per guardarmi dentro, che mi fa paura scoprire cosa a volte provo davvero... E' che non riesco più a spendere del tempo solo per me e le mie sensazioni, le cose a cui sto attenta e con le quali convivo ogni giorno. Mi piacerebbe, ma a volte sento che non avrei la forza per buttare tutto fuori. Che costa fatica più di pr...ima scrivere e anche se le cose su cui farlo ci sarebbero eccome, metterle insieme è diventato più complicato e meno naturale... O forse non è neanche poi tanto difficile, ma scriverei in modo così diretto che neanche mi riconoscerei. Che forse mi manca il coraggio per cambiare modo di scrivere e per cambiare un po' anche quella che sono io, attualmente. Mi sento diversa e insicura, almeno un pochino. Anche se la mia voce trema meno quando parlo a Dio di Lui... con un residuo di pudore e riservatezza che emergono dal profondo inconscio... Tuttavia neanche mi riconosco, se vengo fuori, da questo dialogo a due, troppo spavalda. Ho sempre detto di odiare Chi non si mostra fragile e bisognoso di carezze, quando serve... Ma forse ora sono io a non mostrarmi così, quasi mai. E non è per orgoglio... Magari per paura di chiedere qualcosa che, in realtà, non si chiede, ma si dovrebbe, piuttosto, solo ricevere. Ossia, non so se si "dovrebbe"... eppure io la vorrei tanto da Lui un po' di spinta per farmi rappacificare, senza sfinimenti. E che qualcuno mi rassicuri e non sminuisca le mie ansie anche quando sono assurdamente stupide e grandi...
...Puoi scrivere quello che vuoi, leggeranno quello che vogliono. (D.) Sarà la scelta più difficile, ma qui dentro vorrò esserci soprattutto IO, anche con i miei illimitati... limiti...
giovedì 27 ottobre 2016
La pulizia lampo, del murale di Pallotta, si poteva (e doveva) evitare. Ed è stato un vero peccato aver permesso che un netturbino di turno operasse la sua cancellazione con uno spruzzo d'acqua. In una città dove nessun muro è mai stato risparmiato da graffiti, davvero meno artistici, ma che rimangono immortalati quasi "senza tempo" a ricordare, ad ognuno che li guarda, forse, Chi siamo davvero… Così come i cassonetti strapieni, l'incuria nei monumenti e le perenne buche nel...le strade, per mancanza di sanpietrini. Roma, a mio avviso, assomiglia sempre più ad una città senza speranza. Manco i disegni improvvisati sui muri possono essere riconosciuti nella loro integrale bellezza di tratto, ma anche di significato, perché neppure il segno di tris personalissimo del Papa, ovviamente quello della Pace, non è stato compreso. E intanto all'Edicola Fiore qualcuno ha detto pure che non è stata opera dei vigili antidegrado del Comune di Roma, ma... addirittura del Vaticano!? Perché proprio di "decoro urbano" si è trattato. Una giustificazione che nella Capitale fa davvero sorridere, o forse più arrabbiare. Dal momento che di sorprese piacevoli, ne succedono davvero poche in questa Italia sgangherata e riempirsi gli occhi di arte e bellezza poteva essere davvero un buon motivo per sorridere serenamente. E invece… Puff… il sorriso è rimasto sospeso a mezz'aria, cancellato da una rigida, quanto incomprensibile, burocrazia urbana volta a ferirci ancora un altro po'… Gratuitamente.
"Siamo stati vittima della solita menzogna pubblicitaria". Non mi resta che pensare, a questo punto della faccenda. Quando è uscito il primo numero de: "La Verità", quotidiano indipendente, diretto da Belpietro, poco meno di un mese fa'... sembrava ci fossero tutte le migliori intenzioni per distribuirne copie a sufficienza anche il Lunedì mattina. Invece... giovedì scorso il mio giornalaio di fiducia mi conferma che il giornale: "Al Lunedì non c'è, perché non lavorano come i... parrucchieri". Che sarà pure stata una risposta semplicistica, a problemi complessi, ma non, per questo, da sottovalutare. E sul solito treno che mi portava in Corte... quel giorno non ho potuto fare a meno di notare l'articolo propagandistico escogitato che esponeva a grandi lettere il disagio purtroppo già sentito dagli addetti ai lavori. E la motivazione mi è apparsa subito chiara... Dal momento che avranno dovuto applicare il contratto dei giornalisti per quanto concerne il Lunedì (che poi è la Domenica: giorno festivo. In cui il lavoro retribuito ha delle maggiorazioni in più, rispetto a quello eseguito nei giorni feriali) e avendo fatto i loro esperimenti di vendita copie, si sono resi conto rapidamente che non ci stavano dentro con i costi...
Non mi occorre un "Pusher" che spinge a promuovere la mia scrittura per farla conoscere a più persone. Non capisco questo genere di spiritosaggine... forse anche perchè, non sono propensa all'umorismo, se scrivo. E lo faccio senza secondi fini, perché la gente che mi vuole leggere non deve pendere dalle mie labbra come un filo di bava. Io se ho un pensiero lo esprimo in libertà ad ogni ora del giorno e della notte, argomentandolo con educazione, ma non ho una missione, non voglio catechizzare nessuno con le mie idee... Queste droghe per giunta non mi appartengo. L'hashish è degli indiani. La marijuana è Jamaicana, non viene dal più infimo pusher della periferia di Milano. Sono figlia delle droghe leggere, questo è vero, dell'amore libero e della grande rivoluzione sessuale. E il periodo di quella mia infanzia, non è stato solo soffocato, è stato inglobato, che è pure peggio… Non faccio moralismi, io non insegno alla gente come vivere. Mi piace essere chiara in ogni situazione. Scrivo la mia, breve o lunga che sia, in un mondo virtuale che forse è già diventato la mia nuova droga del terzo millennio, senza accorgermene nemmeno.
(Dedicato a me. Alle mie risposte di permalosità. Sparate a casaccio un po' ovunque, per questo… Alla mia paura costante di non essere apprezzata. Un'occhiata allo specchio conferma le mie ipotesi peggiori. Mi vedo esattamente per come mi sento: una schifezza. Ed è sufficiente che un mio comportamento sia considerato in modo non positivo per offendere qualunque persona mi circoli intorno, ferendola nel profondo. Il bisogno che provo, infatti, è quello di un'accettazione totale della mia condotta, in assenza della quale… rischia di venire alla luce l'estremo senso di fragilità che mina la sicurezza interna del mio essere permalosa).
Mi piace l'analisi delle cose. Non è vero che toglie la curiosità di immaginare quello che non si conosce, come afferma mia sorella. Non so spiegarmene il motivo, ma spesso mi ritrovo così affascinata, che della scorza non mi importa, l'esterno è solo colore che prima o poi sfuma. Vado in profondità, mi immergo di metri per saperne di più con quest'idea che "sapere" significhi (anche) "apprezzare". E nel dubbio mi domando, chissà se mai capirò quali ingranaggi dell'anima mi s...muovono dentro, se mai davvero capiró come sono fatta? Prima di ora, non ci avevo mai pensato all'associazione: "Sapere = Apprezzamento...". Sebbene solo quando m' "immergo" nelle cose posso coglierne l'essenza fino in fondo. E' così rischioso, tuttavia... E se poi più m'immergo, più mi perdo? A volte allontanarmi troppo dalla superficie mi fa perdere la cognizione di me stessa, o meglio, di quelle come me che in superficie, paradossalmente, si sentono mancare l'aria. Ma forse, posso anche perdermi... Ed è vero. E magari rimanere a galla mi saprebbe mantenere incolume. Ma mi piace pensare che solo immergendomi posso scoprire i coralli. Senza dimenticare che stando a galla scopro tempeste e mare mosso, mentre in profondità regna la quiete sempre. Penso che andando in profondità e sapendo(mi) conoscere, niente potrà più scalfirmi.
Questa notte sono rientrata alle 2.30 a casa e non sono più riuscita a prendere sonno. Non c'era più il mio cane, Ulderico, ancora sveglio nel soggiorno ad aspettarmi. Così, mi sono ritornati in mente i suoi occhi marroni, che guardavo per ore durante il mio, seppur limitato, tempo libero… Ed ora mi sento piena di tenerezza, ma allo stesso tempo sono pervasa dalla nostalgia per quella che ero, fino a qualche mese fa, così piena, così al centro di ogni più piccolo avvenimento che per fortuna o per disgrazia mi ritrovavo a vivere. Di sera, in quel periodo, quando mi rimettevo a pensare, nella penombra del mio Studio, senza il fastidio di nessuno, finalmente potendo rimanere da sola… tiravo un sospiro di sollievo a quel mondo che mi affaticava in una maniera tutta particolare: ogni sguardo mi toglieva energia, ogni frase che non fosse corredata da un sorriso finale… mi faceva scoppiare dei mal di testa insopportabili. Con quei miei capelli assurdi… troppo piatti, senza forma, tanto da credere che nessuno volesse mai parlare con me per colpa loro. Quando non sapevo cosa fare odiavo me stessa e odiarsi richiede un sacco di forze. Quando arrivava l'ora di andare a dormire ritornavo a scrivere, come se niente fosse, lasciando che le parole mi raggiungessero, sicura di non sentire alcun male. Tanto tempo fa credevo ancora al destino. Lasciavo che i miei pensieri mi parlassero. Tenevo quelle frasi molto al sicuro… volevo che i loro suoni mi cullassero. Volevo piangere. Piangere era il mio modo di riposarmi. A ricordarmi adesso, sempre più immobile e indistinta, con quel senso di immobilità che me lo sentivo come piombo in fondo all'anima, come un peso così intollerabile, così magra e spigolosa, così sola, senza arte né parte, così confusa e devastata da cosine talmente piccine che adesso mi farebbero sorridere, non so che cosa provo. Un po' mi manco. Ora, di sera, non m'addormento più, come da ragazzina... E un po' non mi sopporto. Cosa mi sarebbe costato chiedere un abbraccio a mio padre, quando ancora era in vita? Del resto… avevo solo bisogno di sentirmi dire: "Ce la farai". Anche se pronunciata con la migliore delle intenzioni. Sa di congedo. La mia mente la traduce, oggi, nel seguente modo: "Da questo momento sei sola". E fa scattare un conto alla rovescia che ad ogni rintocco mi ripete scanditamente: "Potresti essere una potenziale delusione... Potresti essere una potenziale delusione…".Sì, ce la farò. Probabilmente è vero. Di sicuro lui non mi avrebbe negato la speranza. Ma, dopotutto, non ho bisogno di farcela sempre. A volte ho solo bisogno di avere la possibilità di non farcela. Chi ha scelto di amarmi non dovrebbe mai dire: "Ce la farai". Dovrebbe semplicemente sussurrare: "Comunque vada, io ci sarò". Perché: "Ce la farai" è una frase pessima. Non so dove sia adesso quella ragazzina. Certe volte, penso che sia cresciuta con i suoi limiti, ma quando provo a superarli e le cose tornano a girare per il verso giusto, credo sia ancora con me. Altre volte, quando prendo il treno che mi porta in Corte d'Appello o in qualche Cancelleria lontana e le persone mi sembrano tutte uguali, tutte grigie e stanche, credo di aver perso quella parte di me, così giovane e spontanea. In ogni caso, non si sa come, penso di avercela fatta a mantenermi come sono: inarrivabile.
(Dedicato a me... A quei dialoghi intimi che avvio con me stessa, senza doverli programmare o inscenare. Senza essere innaturale, insomma... Certe incertezze devono trovare la loro strada, senza intromissioni).
(Dedicato a me... A quei dialoghi intimi che avvio con me stessa, senza doverli programmare o inscenare. Senza essere innaturale, insomma... Certe incertezze devono trovare la loro strada, senza intromissioni).
martedì 18 ottobre 2016
Talvolta ho la sensazione che Lui abbia avuto il potere di cambiarmi... Per sempre? [...] E' una domanda alla quale fatico ancora a trovare una risposta sperando che mi escano parole forti, parole migliori di uno scontato: "No!" Ma il fatto è che non lo so, se sia per sempre... Io penso che il tempo sappia ricucire ferite: ma il tempo mio non è il tempo Suo e quando a me bastano tre, o anche cinque mesi, magari a Lui serviva solo un po' più di "leggerezza" da parte mia, che è... mancata... un po' meno "sorveglianza" e così facendo avremmo evitato in tanti... inutili casini. E non è affatto una questione di amare di più o di meno, di amore più vero o meno vero: non di piatti di bilancia si tratta. Semplicemente, trovo che il corso della vita saprà distendere gli animi, alla fine... saprà riempirmi attraverso altre strade. Magari attraverso altri uomini, magari attraverso nuovi interessi o nuove canzoni che passano alla radio e per le quali esclamo stupita: "Parla di me!" E se è destino... sopravviverò come fosse un tacito accordo, non scritto, come se mantenere le cose irrisolte e a mezz'aria le rendesse più facili da gestire, meno gravose e gravi, senza però mai dimenticare quello che è stato... convincermi che andrà tutto bene, ma con questo pensiero fisso di non sapere come sarebbero andate le cose se [...]. Io spero che il futuro prossimo srotoli e allenti matasse di filo e che presto accada qualcosa che, prima o poi, ci faccia riavvicinare. E riguardarmi indietro con attenzione, diligenza o con intensità, significa accarezzare l'Ombra che è rimasta lì... immobile e indistinta credendo, fino all'ultimo, alle parole che gli scriveva..... come fossero lampi di luce.
(Dedicato ♥)
Il mio Ulde … è fatto cosi! Non vorrebbe cambiare, ma farlo gli è necessario. Non vorrebbe smettere, non adesso, non ancora... Sicuramente, non sono io la sua colpa… Io che non ho mai avuto niente e allora non so come ci si prende cura di qualcosa. Vado e vengo, durante il giorno… Vado, soprattutto, quando vorrei "restare". Me ne vado da quei luoghi in cui mi sono sentita quasi felice, perché "quasi felice" è peggio di triste… E tutto questo, secondo il mio modestissimo parer...e. Poi, però... succede che ritorno sempre, come ieri che l'ho portato fuori magari anche troppe volte… Sebbene per un cane il "troppo" non è mai abbastanza… E vedere gli innumerevoli sbagli, che ancora commento dopo tutto questo tempo trascorso a credere di avergli insegnato qualcosa… mi fa mancare "tutto". Fortuna poi che davanti al mio cane posso piangere in santa pace. Non è mica così scontato poterlo fare, se ci penso… Tutto quello che potrebbe rendermi migliore finisce per farmi a pezzi e ogni pezzo di me ha paura di qualcosa, desidera qualcos'altro, non sa giocare, ma vorrebbe farlo. Mi avevano detto che verso i tre anni sarebbe diventato un altro animale, più calmo… meno rabbioso, più felice… E invece lui, è sempre "Lui". Io, sempre "Io", solo con un po' meno pazienza di prima… Vorrei scrivere, scrivere del mio cagnone, a pois, di me, di quanto è cambiato, passando attraverso le mani di un nuovo veterinario, che mi ha dimostrato, in pochissimo tempo, di saperci davvero fare con i suoi amici a quattro zampe, scrivere di Lui, del suo operato, di quello che ancora non so. Ecco. Vorrei ringraziarlo... Ma scriverlo qui, pubblicamente, non è mai abbastanza. E non lo scrivo, perché "Così, si dice, perché lo dicono tutti quelli che lo hanno incontrato sul loro cammino", ma ho vissuto abbastanza da sapere che non importa ciò che ho dovuto passare in questi anni, perché tanto la soluzione a molti problemi, nostri, di famiglia, è vicina… quasi, inevitabile.
(Dedicato al dott. Verre)
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