venerdì 18 novembre 2016

Sembro pacata, tranquilla, in questo periodo, invece... non mi va bene niente. I miei occhi sembrano leggere i miei più intimi bisogni e mi vedo costretta ad abbassare lo sguardo, profondamente scossa ed avvilita. Senza che io necessiti di parlare. Mi ripeto i miei difetti a memoria come se fossero una di quelle filastrocche imparate da bambina, sui banchi di scuola... Li tengo stretti, tutti. Ad uno, ad uno... perché non si sa mai quando (e se...) potrebbero tornarmi utili. ...Per chiedere scusa a Chi? Se poi si continua a ripetersi... Patti chiari e "Frequentazioni" (Cit.) brevi. Qualche parola sprecata come cibo avanzato. Sputate in terra per imprecare contro la mia ricerca di perdono, di assoluzione. Solo con te non c'era digiuno. C'era una lingua privata... ora privata di suono. Beh, più o meno... Così stanno le cose. Io ti ho scritto stando sempre all'argomento...Cioè all'etica! E Tu che mi parlavi, chiamando mela una pera, che importa? Non dovevo perdere tempo in simili quisquilie. Anche l'etica può chiamare mela una pera, perchè quel che l'occupa, infinitamente, essa riesce a dirlo egualmente. Ma Tu che non sei un etico, non riuscivi forse a frenarti... E dovevi in ogni modo, "en passant", dire qualcosa su questo sbaglio della mela e della pera, perchè sei vanitoso del Tuo sapere. Ma non perchè sei un etico. Ergo? Scoprirsi vanitosi, ma che importa? Che male c'è? Anch'io lo sono. Mi piacciono i miei capelli. E' una colpa? E' una colpa aver creduto in Noi e dato fiducia, eppoi... Puff! Più niente?

(Dedicato ♥)

1 commento:

Unknown ha detto...



Può essere un teschio, simbolo di vanità? E me lo sono chiesto essendo il primo oggetto ad essere evidente. Ed è probabile che il simbolo della morte voglia indicare qualcosa che ci accomuna, ma anche che la vanità rappresenta un potere, che cerca di vivere come se fosse eterno... e ogni azione di prevaricazione, truffa, malversazione, sopraffazione sembra alimentata inconsciamente dall’idea che tutto possa essere dominato e acquistato. E qui il teschio (o scheletro utilizzato in altre opere) rivela indizi di caducità. Messaggio di forte marcatura che rende inequivocabile il proprio contenuto. Ma io spenderei due parole in più per descrivere gli altri oggetti, posti sulla scrivania dell'autore. Perché il quadro merita... Come non solo merita il teschio, preso in esame, ma meritano parimente la clessidra, le bolle di sapone, iconografia del tempo che sfugge, la candela spenta, quelle monete, appoggiate un po' alla rinfusa per indicare l'allegoria delle attività lucrose e mondane, un orologio da tasca, vari monili e delle rose... Tutto sommato, questa, è la rappresentazione della "Vanità" per eccellenza. Come "tutto è vanità" compreso le stesse bolle di sapone che fluttuano nella stanza ad indicare la loro brevissima esistenza. Molto simile alla fragilità della condizione umana.