Mi piace l'analisi delle cose. Non è vero che toglie la curiosità di immaginare quello che non si conosce, come afferma mia sorella. Non so spiegarmene il motivo, ma spesso mi ritrovo così affascinata, che della scorza non mi importa, l'esterno è solo colore che prima o poi sfuma. Vado in profondità, mi immergo di metri per saperne di più con quest'idea che "sapere" significhi (anche) "apprezzare". E nel dubbio mi domando, chissà se mai capirò quali ingranaggi dell'anima mi s...muovono dentro, se mai davvero capiró come sono fatta? Prima di ora, non ci avevo mai pensato all'associazione: "Sapere = Apprezzamento...". Sebbene solo quando m' "immergo" nelle cose posso coglierne l'essenza fino in fondo. E' così rischioso, tuttavia... E se poi più m'immergo, più mi perdo? A volte allontanarmi troppo dalla superficie mi fa perdere la cognizione di me stessa, o meglio, di quelle come me che in superficie, paradossalmente, si sentono mancare l'aria. Ma forse, posso anche perdermi... Ed è vero. E magari rimanere a galla mi saprebbe mantenere incolume. Ma mi piace pensare che solo immergendomi posso scoprire i coralli. Senza dimenticare che stando a galla scopro tempeste e mare mosso, mentre in profondità regna la quiete sempre. Penso che andando in profondità e sapendo(mi) conoscere, niente potrà più scalfirmi.
1 commento:
L'immagine è Giacomo Leoparti in cartapesta. Realizzato dall'artista cartapestaio Claudio Cuomo di Napoli, che ritrae una scena del film di Martone: "Il giovane favoloso". La storia racconta che il poeta soffrì per la sua deformità fisica che gli costò una vita di sofferenze e desideri repressi, causata esclusivamente dal troppo tempo passato chino sui libri, alla luce di una candela, con gli occhi che scoppiavano e il cuore gonfio dell'ambizione di Voler Leggere Tutto e Tutto Sapere.
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