domenica 12 giugno 2016

    Ho un pensiero che mi frulla per la testa, da una settimana. Ogni volta rimando, così questo pensiero non è più un "pensiero": sta diventando un'attitudine, un lato di me... irrinunciabile. Un mio frammento inalienabile. Mi appartiene come se fosse il mio nome. Se non scrivo immediatamente quello che preme per essere scritto... mi succede in questo modo, ma è troppo. Fare "proprio" tutto, senza lasciare andare niente, è davvero "troppo". Ecco perché scrivo, forse. Per lasciar... andare... Per salvare con la scrittura una parte di me. Quella parte di me che proteggerò, anche a costo di perdere me stessa... Benché da qualche tempo, non mi riconosco più... E non mi sopporto già più... Non credo in niente e non penso di essere mai stata "la migliore" in qualcosa... Qualunque mio nuovo aspetto, messo a confronto, mi apparirebbe adesso come un'orribile scarabocchio, come un errore, una deludente sconfitta. E così finisco per amare quel pensiero che ho creato con la stessa passione con cui vorrei distruggerlo. Lo amo abbastanza da non abbatterlo, ma lo amo troppo per poterlo abbattere veramente. Ho messo moltissimo di me in quel pensiero... Rido raramente, ma adoro far sentire a disagio Chi mi sta vicino, con i miei silenzi... Non sono simpatica, per niente... "Sto avendo un modo di fare francamente irritante" (Cit.), ma in qualche modo... mi viene la voglia di giustificarmi. E, dopo tutto questo tempo, ho solo bisogno di scrivere. A qualcosa mi servirà? Mi domando, questa notte dubbiosa...

    (Piccolo e personale sfogo in bianco e nero)

1 commento:

Unknown ha detto...

Sono stata abituata a scrivere "quel che penso" in ogni situazione. A volte, anche senza avere paura del giudizio altrui. Il mio modo di pormi, poi... può sembrare alterigia, orgoglio o tracotanza, ma altro non è che sicurezza e fiducia in me stessa... e nella "verità" che esprimo a parole. E quando le parole di Chi mi circonda, mi scivolano addosso, senza intaccare la mia corazza di autostima... Allora (solo in quel caso) posso davvero essere me stessa, nel bene e nel male. Ed è allora... che mi rendo conto che anch'io ho qualcosa da esprimere... (rimasto forse ancora intrappolato, per lungo tempo, nel mio silenzio). Ma io sono così, una persona da virgole, piccole pause prima di ripartire. Non sono una da punti esclamativi. (Di interrogativi, però, ne ho sempre parecchi.) A pensarci bene, fra parentesi, mi metto da sola ogni volta che penso che le mie parole non siano importanti o che valgano meno di quelle degli altri. Magari qualcuno sa già interpretare bene la mia punteggiatura e ancora non lo so. Il segreto, del resto, è leggere fra le righe, nelle virgole e oltre i puntini di sospensione... Così, per la verità, mi è stato insegnato.