lunedì 4 gennaio 2016

Essere pronipoti

    Da qualche mese ho un pronipote, figlio di mio nipote, che non vedo quasi mai. Tranne forse, di rado, quando gli impegni di lavoro me lo permettono o, come è capitato... in occasione di questo Natale. Era seduto davanti a me sul seggiolino a tavola e faceva le pernacchie... mentre la sua giovane mamma lo stava abituando alle prime pappe contenute in un barattolo di vetro, ricavato da qualche conserva di confettura, imboccandolo con la dovuta attenzione. Intanto, che mangiava ...di gusto, quella sorta di semolino senza colore, un po' l'ho osservato... non lo nego. Ho visto come, già a sette mesi, tende la testa verso le persone che lo circondano... O come, semplicemente apre la manina per afferrare gli oggetti e portarseli alla bocca... E mi sono ricordata, quando anch'io lo facevo... alla sua età. E mi protraevo, allungandomi, verso mio padre, affinché mi afferrasse per le mani e con quei pochi chilogrammi di peso che avevo riuscivo a racchiudere in quel gesto tutta la forza che nemmeno un "adulto" era capace di darmi. Mi piace tanto quando i bambini sembrano fatti proprio per darci la mano. Se noi l'apriamo ci accoccolano dentro la loro senza che si abbia il tempo di dire niente. E con che soddisfazione... lo fanno: sono fieri di darci la mano. Fino a quando, un giorno, saranno soli per davvero (penso io) e si dovranno ricordare di quella stretta, ricevuta, di quel calore, che aveva emanato e del sudorino che nasce quando due mani si uniscono e sono felici di farlo. Ma anche, di quanto, non siamo bravi a ringraziare Chi ci sta accanto, a parer mio...

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